Tonnare di Favignana →

Tonnare di Favignana

Una cattedrale sul mare che racconta il periodo d’oro di Favignana

Distante, defilata e radical chic (direbbe qualcuno); di un’eleganza solitaria e discreta e come le vicine Levanzo e Marettimo, imperfetta ma sofisticata. Questa è – apparentemente – la sensazione che s’insinua quando si sbarca a Favignana.

Ma sicuramente non era così nel 1876, anno in cui l’isola e tutte le Egadi furono acquistate dall’imprenditore Ignazio Florio, che da lì a poco avrebbe dato vita alle sue tonnare e al commercio di tonno sott’olio più fiorente del Mediterraneo.

La tonnara è un rito. La tonnara è un luogo in cui famiglie intere hanno vissuto per centinaia di anni: gli uomini sul mare, le donne negli stabilimenti.

Abituati come siamo alla modernità, difficile oggi immaginare come fossero allora: uno spazio ingombrato e violento, imbrattato di sangue, dove l’odore dei tonni rossi eviscerati e appesi si mescolava al sudore di marinai e pescatori; punto di raccolta di attrezzature e barche per la mattanza, simbolo di una vita governata dal mare e da un sentimento del lavoro solenne e quasi sacro.

 Dopo il recupero degli anni 2000, gli ex stabilimenti Florio si sono radicalmente trasformati e sono diventati un monumento di archeologia industriale che racconta un periodo felice e operoso dell’isola: un museo (c’è persino un antiquarium) e un centro multimediale che attraverso reperti, filmati storici e installazioni racconta la storia di una dinastia industriale che a suo tempo fece molto parlare di sé.

Questa cattedrale sul mare a vederla dal porto sembra ancora la regina dell’isola, a ricordarci che quando qui s’arriva ci si spoglia un po’ di tutto, “perché la Sicilia è un’altra terra, un mondo a parte che non ha nulla a che fare con il Continente”.