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Giardino storico di Valsanzibio

Il labirinto d’epoca più antico del mondo

A venti chilometri dalla Padova giottesca, lungo la via Diana di Galzignano Terme, chiuso allo sguardo da un portale d’accesso imponente, si snoda un giardino storico e maestoso che vanta sugli altri giardini del mondo un pregio unico: essere stato d’ispirazione per l’architetto paesaggista che realizzò il parco di Versailles.

Eppure chiamarlo Versailles in miniatura non rende giustizia a questo luogo mitologico inserito nella grandeur di quella Villa Barbarigo che nel 1630 fu casa della nobile famiglia veneziana dei Barbarigo.

Curioso viaggiatore che in queste parti giungi, quanto qui trovi di bello è frutto del lavoro della natura e non della mano dell’uomo.

Non di giardino segreto si tratta, né di un incantevole luogo da favola: siamo sui Colli Euganei e veniamo acciuffati dentro un viaggio allegorico che – nella fantasia di Francesco Barbarigo e grazie alla mano di Luigi Bernini – dall’imperfezione ci conduce alla rinascita.

I dieci ettari di verde della proprietà Barbarigo ci spalancano l’immaginazione, e ci instradano su un percorso carico di simboli: la Statua del Tempo – Cronos – ci racconta l’eternità, e di quanto fugace sia la vita di noi tutti; l’Isola dei Conigli ci parla d’immanenza, ovvero di quella transitorietà dell’esistenza cui siamo irrimediabilmente appesi e circoscritti; la Grotta dell’Eremita invece è simbolo d’intimità e di spiritualità.

E dire che la porta d’accesso dedicata a Diana (dea della caccia e delle mutazioni), e le molte statue in pietra d’Istria disseminate lungo il giardino, sono già un chiaro segnale.

Scoprendo il giardino si dipana una scenografia strepitosa che trova la sua acme nel labirinto più antico del mondo: non un labirinto qualunque, ma seimila arbusti di bosso sempreverde e un crocevia di siepi (intatte dal secolo diciassettesimo) che è allegoria della vita dell’uomo. Scordatevi quindi di potervi destreggiare nel bel mezzo, perché l’andare e il venire sono pensati apposta per farvi tornare sui vostri passi, per poi simbolicamente ripartire.

E ancora, nel susseguirsi di fontane, cascate, laghi e sfacciati giochi d’acqua, ecco che questo giardino barocco si trasforma in un orto botanico con piante secolari.

Sono cento le specie arboree che ci vivono e sono lecci vecchi 600 anni o piante provenienti dal “Nuovo Mondo”: cedri della California, sequoie, magnolie bianche, ma anche cedri indiani e cipressi del Giappone.

Una varietà botanica incredibile in un angolo nobile della provincia padovana, arrivata quaggiù dalle Americhe – attraverso Spagna e Portogallo – più per vanità della famiglia Barbarigo che per reale consapevolezza.

Eppure chi può biasimarli?